I Responsabili della transizione digitale (RTD) svolgono un ruolo strategico rilevante come soggetti che concretamente concorrono nelle proprie amministrazioni alla progettazione e alla realizzazione di amministrazioni moderne, nativamente digitali, e all’attuazione del PNRR. Il profilo di Responsabile della transizione digitale delle P.A. è definito dal Codice dell’amministrazione (dlgs 82/2005 e sm, art. 17) assieme a tutte le competenze che lo riguardano. I RTD nominati dalle P.A. sono circa 10.000 ma la semplice nomina dei RTD non permette di avviare la transizione digitale se tutto il contesto organizzativo resta invariato.
Il contesto “ambientale” nel quale operano è caratterizzato da organizzazioni pubbliche legate nella maggior parte dei casi a regole e a prassi amministrative prevalentemente di tipo formalistico-giuridico (modello verticale di amministrazione; procedimenti e procedure lunghe, non semplificate e costose; scarsa attenzione ai cittadini e agli utenti dei servizi; poca amministrazione nativamente digitale). Le competenze definite dall’art. 17 hanno bisogno di svolgersi in un contesto di operatività di tipo sia verticale e sia orizzontale; con una logica di semplificazione amministrativa e digitalizzazione spinta; con grande attenzione ai servizi in rete e alla partecipazione e alla trasparenza. Il contesto attuale, fatte le debite eccezioni, vanifica le funzioni del RTD e non permette di dare un contributo concreto ed efficace al PNRR.
Quali sono quindi le condizioni “ottimali” di operatività dei RTD? Consideriamo alcune di queste condizioni:
a) i RTD per operare devono poter fare riferimento a strategie specifiche definite dai decisori pubblici (nella maggior parte dei casi tali strategie o sono appena accennate o non sono definite); distanza tra decisori pubblici e processi innovativi;
b) i RTD devono poter contare sulla reale collaborazione dei colleghi dirigenti o apicali per una efficace azione di indirizzo, coordinamento, progettazione degli ecosistemi amministrativi digitali (i modelli organizzativi attuali non permettono una azione di collaborazione o co-progettazione perché modelli a rilevanza formalistico giuridica, strutturati in modo rigido e con scarsa azione progettuale);
c) i RTD e le P.A. devono quindi fare riferimento ai principi indicati dal piano triennale dell’informatica 2021-2023 (AGID) per realizzare amministrazioni digitali e non limitarsi alla sola acquisizione di tecnologie;
d) i decisori pubblici devono provvedere alla formazione di RTD in chiave moderna e completa secondo il profilo definito dallo stesso CAD e devono provvedere alla formazione di tutto il personale pubblico per supportare il transito verso amministrazioni digitali. Senza formazione sull’innovazione è quasi impossibile il transito verso nuove burocrazie.
In un nuovo contesto ambientale ed amministrativo il RTD può svolgere una funzione di vero “esperto” della transizione digitale. Senza questo contesto specifico il RTD risulterà un responsabile senza operatività concreta e senza un corretta collocazione nelle organizzazioni pubbliche. Sarà avviluppato in una ragnatela di compiti senza costrutto e di “conflitti” con i colleghi.