Un contributo di Donato A. Limone
Ormai l’argomento della IA è diventato centrale (e a ragione) nella politica, nelle istituzioni, nel mercato, nei webinar, nei quotidiani, nei periodici di grande diffusione, nelle rassegne stampa, ecc. In questo blog di “FormaPolitica” (Come amministrare, oggi) faremo delle considerazioni sulla IA nelle burocrazie pubbliche. E’ chiaro che la IA (intesa nella sua più estesa accezione di “macchine più o meno intelligenti” e non voglio entrare, per il momento, nella definizione di IA data dal Regolamento UE in fase di approvazione) può costituire una grande occasione di “innovazione amministrativa” (dopo…. l’automazione amministrativa, la digitalizzazione amministrativa, ed ecco la ciberburocrazia). Ma non intendiamo cadere nella logica degli apocalittici o degli integrati ma vogliamo fare una considerazione di ordine generale che presuppone una premessa logica e metodologica ineludibile.
La premessa è: come introdurre tecnologie e metodologie avanzate di IA (quelle che “appaiono” e quelle in fase di strutturazione) nel contesto burocratico attuale che vale la pena ricordare in sintesi?
Il contesto amministrativo attuale è costituito da 30 mila organizzazioni pubbliche (operative a tutti i livelli centrali, regionali, locali, ecc.); queste organizzazioni risultano:
– quasi per niente semplificate (con procedure lunghe, costose, spesso inutili, ridondanti di dati, di moduli di richiesta dati, ecc.; ma con procedure “intoccabili” per la forza della prassi burocratica;
– scarsamente trasparenti (solo in quanto si pubblicano sui siti cose stabilite per legge ma non c’è una cultura della trasparente!);
– con modelli organizzativi datati (30/40 anni: il pubblico si è accorto che in tutti questi anni è cambiato il mondo ed il settore privato opera in modalità digitale?);
– con servizi ai cittadini e alle imprese senza qualità;
– con amministrazioni che operano “per pratiche” e non “per progetti” (vedere lo scarso contributo dato dalle amministrazioni nei progetti del PNRR, salvo rare eccezioni);
– con processi di automazione nella “sola” logica della acquisizioni degli applicativi e non nella logica di ecosistemi amministrativi digitali;
– con sistemi scarsamente interoperabili (all’interno delle amministrazioni e tra amministrazioni)
– con una spesa annuale per le tecnologie digitali di tutto rispetto (spendiamo parecchio senza grandi risultati di tipo significativamente innovativo).
In questo contesto noi crediamo che possiamo introdurre tecnologie IA senza creare un ulteriore caos organizzativo ed amministrativo? Crediamo che la IA (intesa come l’insieme di modalità, di metodologie, di tecnologie avanzate ed innovative) possa “attecchire” in un contesto prima illustrato senza intervenire sui processi organizzativi, sui servizi, sulle procedure, sul sistema dati/documenti amministrativi, sulla qualità e la governance dei dati/documenti pubblici, ecc.? Stiamo per assistere alla creazione di un nuovo “strato” tecnologico che si sovrappone agli strati tecnologici esistenti e creati in 50 anni di informatica pubblica in un situazione dicotomica che vede “separate” organizzazioni e tecnologie.
Intanto siamo a conoscenza di amministrazioni che stanno spendendo risorse economiche sulla IA per sperimentare nuovi “scenari amministrativi”. Queste amministrazioni fanno bene? Sono intervenute “profondamente” o solo formalmente sulle questioni organizzative, informative e procedurali? Oggi non possiamo rispondere per mancanza di dati sulle sperimentazioni e sugli “applicativi” che si utilizzano.
Allora, queste annotazioni che pubblichiamo vogliono essere un contributo su cosa e per cosa utilizzare la IA nel settore pubblico che richiede però un intervento di “riorganizzazione e digitalizzazione” nella logica dell’art. 15 del Codice dell’amministrazione digitale.
Le applicazioni della IA alla pubblica amministrazione possono essere tante ma indichiamo quelle che possono maggiormente incidere sulle strutture e le funzioni delle stesse amministrazioni:
- Realizzazione di modelli di organizzazione avanzati
- Sviluppo di modelli di servizi digitali
- Analisi sulle esigenze amministrative dei cittadini e delle imprese
- Progettazione del Piano triennale dell’informatica (su misura di ciascuna amministrazione)
- Semplificazione e Digitalizzazione dei procedimenti amministrativi
- Governance e qualità dei dati
- Modelli di coordinamento dei dati di cui all’art. 117 lettera r) della Costituzione.
- Analisi e modelli di sviluppo socio-economico delle comunità locali.
Per introdurre le applicazioni di IA in una amministrazione pubblica è necessario fare un “progetto” che consideri tutti gli elementi necessari per garantire un processo innovativo molto forte (aspetti istituzionali, organizzativi, procedurali, informativi e documentali, tecnologici, ecc.). Non basta acquisire un “applicativo”. Chi fa il progetto? Lo si affida a società di consulenza o di informatica come fatto finora? Un progetto di IA mette in discussione tutta l’amministrazione interessata: non si può “esternalizzare” il progetto senza un coinvolgimento forte, permanente, sistemico dei decisori pubblici, della dirigenza, dei dipendenti e dei cittadini.
(Invio per approfondimenti al mio articolo “Ecosistemi amministrativi digitali”, pubblicato sulla “Rivista elettronica di diritto, economia, management”, n. 5/2023 – link: https://www.clioedu.it/marketplace/elenco-completo/item/n-2023-5-rivista-elettronica-di-diritto-economia-management